Ci si lamenta sempre che l'Italia è un paese vecchio dove i giovani non contano niente ma è realmente così? A giudicare dal percorso che abbiamo fatto nella serata di Giovedì 5 Maggio direi proprio di no!
"Giovani in 150 anni" (questo il titolo dell'incontro) è stato un momento importante di recupero storico del ruolo dei giovani nell'Italia unità ma soprattutto di dibattito e di dialogo tra età diverse sui problemi del nostro paese. Con stupore e meraviglia abbiamo scoperto che nei momenti salienti della nostra storia i giovani c'erano. "Eran trecento, eran giovani e forti, son morti" quelli che seguirono Paolo Pisacane nella spedizione di Sapri e che morirono per tentare di costruire uno stato italiano. Erano di bassa età anche coloro che partirono da Quarto insieme a Garibaldi e che insieme liberarono la Sicilia e il Sud Italia.
Poco più che adolescenti erano i soldati morti in battaglia durante le guerre mondiali o i partigiani che combatterono la resistenza nel tentativo di liberarci dall'oppressore nemico. Ce lo racconta Fabrizio De Andrè nella sua "Guerra di Piero" e ce lo raccontano Giuseppe Ungaretti in "Veglia" e Giacomo Noventa in "Co' se gera soldai". Ma anche dopo la guerra i giovani hanno avuto un ruolo importante nei mutamenti sociali degli anni 50' 60' e 70'. Anche a loro si rivolgeva Aldo Moro nei suoi scritti.
Nella prima parte della serata sono stati toccati con testi, video e canzoni i momenti più significativi della storia italiana con particolare attenzione al ruolo che i giovani hanno avuto. Particolarmente toccanti sono state le letture di Silvio Pellicco all'inizio in cui sono stati elencati i doveri a cui un italiano avrebbe dovuto attenersi e l'elenco delle cose di cui siamo fatti in cui con commozione sono stati citati grandi personaggi della nostra storia: Pasolini, Pirandello, De Gasperi, Rita Levi Montalcini, Walter Tobagi, Alberto Sordi e altri ancora.
Significativo è stato l'intervento del professor Riccardo Poletto al termine di questa sequenza che ha tratto alcuni spunti interessanti dal materiale aprendo un dibattito. Spostate le sedie e formato un cerchio abbiamo aperto la nostra mente all'Italia condividendo le nostre idee e partecipando attivamente non solo giovani ma tutti i presenti. L'incontro con altre generazioni ci ha aperto la mente, ci ha fatto capire come altri la pensano e ci ha aiutato a crescere e voler ancora più bene al nostro paese. Tutti sono usciti dalla sala mons. Lorenzon di Pianezze in cui si è tenuto l'incontro con qualcosa di nuovo e con la sensazione di aver fatto, nel loro piccolo, qualcosa di bello e di importante.
Luca Strapazzon
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